Mano – Un microracconto di Caterina Corucci
L’hanno ritrovata stamani all’alba, era sepolta proprio nel giardino di casa sua. È stato il cane a richiamare l’attenzione dei vicini, abbaiava e scavava con
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(l’unica che speriamo amerete ripetere…)
Ma cos’è questa Scuola Carver? E cosa si fa dentro alla Scuola Carver?
Scuola Carver, a guardarla adesso da lontano, intendo con la giusta distanza emotiva e già quattro entusiasmanti anni alle spalle, credo nasca dal banale desiderio di raccontare quello che ci è piaciuto leggere, o vedere al cinema, dall’urgenza di condividere lo stupore di una meravigliosa scoperta: presente quando consigliate a mezzo mondo quel ristorantino nascosto e fuori mano, in cui si mangia bene con quindici euro? Ecco, giusto il prezzo di un buon film, o di un buon libro.
Credo si tratti del desiderio di inventarsi un posto in cui l’esperienza letteraria di uno (il docente, ma anche e soprattutto l’allievo) diventa esperienza di tutti, grazie al potere delle lezioni condivise, senza stupido nozionismo, senza competizione, con la profonda convinzione che lettura e scrittura siano due passioni che devono rigenerare e divertire, e non togliere energie, o entusiasmi, magari per le troppe porte sbattute in faccia agli aspiranti scrittori.
Dentro alla Scuola Carver le porte chiuse non ci fanno paura, anzi proprio non ci interessano, ci interessano i libri, ci interessano le persone con le loro esperienze, ci interessa la consapevolezza e la crescita, che avviene per contaminazione, per osmosi: parliamo di libri o film che ci hanno fatto letteralmente cadere dal letto, o dal divano, e lo facciamo con il fuoco negli occhi, con la speranza di contagiare qualcuno, di far provare quello che abbiamo provato.
Ma Scuola Carver è anche una specie di palestra senza manubri o bilancieri, in cui ci si allena – di solito il sabato, a volte il venerdì, a volte ancora il lunedì, o il martedì, o il giovedì, insomma praticamente sempre – sapendo bene che non si può insegnare a scrivere, ma l’amore per le buone letture quello sì che si può insegnare, come pure l’amore per uno sguardo obliquo e alternativo sulle cose che ci circondano, o per la scelta di parole precise, efficaci, persuasive, le stesse di cui la poetessa Anne Sexton scrive:
Siate cauti con le parole
(…)
possono essere buone come dita
possono essere sicuri come la roccia
su cui incolli il culo
Ma possono essere margherite e ferite.
Io sono innamorata delle parole
sono colombe che cadono dal tetto
sono sei arance sacre sedute sul mio grembo
sono gli alberi, le gambe dell’estate
(…)
Ma spesso non mi bastano.
Ci sono così tante cose che voglio dire
tante storie, immagini, proverbi…
(…)
Io cerco di averne cura
e di essere gentile con loro.
Ecco, Scuola Carver è un luogo e un tempo, fatto di docenti e allievi appassionati, in cui si è gentili con le parole, il posto in cui ci si prende cura di loro, e se ne cercano continuamente di nuove per raccontare le nostre storie.
Articolo di Francesco Mencacci (direttore didattico Scuola Carver)
L’hanno ritrovata stamani all’alba, era sepolta proprio nel giardino di casa sua. È stato il cane a richiamare l’attenzione dei vicini, abbaiava e scavava con
Continua la chiacchierata tra Elisa Franchini e Caterina Corucci. Nella seconda parte dell’intervista si è parlato di differenze tra la forma del racconto e quella
Elisa Franchini questo mese ha incontrato la nostra allieva Caterina Corucci, fresca di pubblicazione del suo Sillabario delle cose fuori posto. In questa chiacchierata amichevole si
Si ringrazia Sicurmare srl per il sostegno alle attività culturali dell’associazione.
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