La vita senza le persone

Francesco Mencacci

Le Valigie di Carver/Extra (2024)

“Più andiamo in là con gli anni e più tocca fare i conti con le sparizioni. Da adulto, a volte ti trascini per le stanze verso il divano come un infermo convalescente dell’infanzia, e ti addormenti senza digerire il fatto che cose e persone scompaiono, da un momento all’altro. Tutto il segreto forse sta nel non distrarsi, nel non abbassare la guardia, sapere sempre cosa si ha e dove lo si ha, chi conta e chi conta di meno, e ciò che hai amato anche un solo mattino tenerlo stretto fino alla morte, tenere, tenere, tenere e conservare. E soprattutto frenare, puntare i piedi, alzare le braccia e stringere i pugni, no non mi avrete! Non adesso, lasciatemi fare un’altra partita al Commodore 64, lasciatemi giocare ancora a Dungeon & Dragons in uno scantinato, un’ultima partita vi prego, che vi costa? Oppure portatemi via così come vorrei essere, prima che arrivino angosce e struggimenti, ossessioni e mal d’amore, lasciatemi con le mie macchinine, figurine, sorpresine, risvoltine, copertine sdrucite, ingiallite, macchiate, cristallizzatemi tra diminutivi e vezzeggiativi, bambino per sempre, bambino eternato, solo concedetemi di portarli con me, un po’ di quei feticci ingenui, per compagnia nell’aldilà, come un faraone egizio. Vorresti mangiare una merendina, e rovinarti l’appetito per tutte le volte che hai resistito; alle sette di sera per anni hai sempre fatto il bravo bambino rispettoso, e ti sei ricordato che a casa avevi una madre che preparava una minestrina, e tu non la potevi mangiare la Girella Motta, certo che no, non potevi farle quello spregio, a che sarebbero servite sennò tutte le ore spese da quella santadonna a tritare, sminuzzare e passare le verdurine? Ricordarti che non hai avuto sempre questa vita qui, da servo infelice rassegnato alla noia e alla sparizione, c’è stato un tempo di sogni e di promesse favolose, quando il vento dell’avventura e delle possibilità ti soffiava in viso”